Sono 10 le « Faggete Vetuste » ricche di piante secolari riconosciute quali « Patrimonio dell’umanità » dall’Unesco. Si estendono dalla Toscana alla Calabria e, con una superficie complessiva di oltre 2.000 ettari, rappresentano una delle maggiori aree di quel grande « sito diffuso » comprendente riserve di faggi secolari di 12 Paesi, ed esattamente: Austria, Belgio, Slovenia, Spagna, Albania, Bulgaria, Croazia, Germania, Romania, Slovacchia e Ucraina. La quasi totalità delle faggete italiane si trovano all’interno di aree protette come quelle dell’Appennino tosco-romagnolo (riserva di Sasso Fratino, nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna) o quelle le due faggete del Lazio, nella provincia di Viterbo (una nel comprensorio del Monte Cimino, a Soriano del Cimino, e la seconda sul Monte Raschio, nel Parco naturale di Bracciano-Martignano). Comprese tra le faggete secolari divenute Patrimonio dell’Umanità troviamo anche quelle del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e, in Puglia, quelle della Foresta Umbra, dove si trovano piante alte fino a 50 metri cresciute nel cuore del Parco Nazionale del Gargano. Nell’area compresa tra la Basilicata e la Calabria vi è poi la Foresta vetusta di faggio di Cozzo Ferriero, nel Parco Nazionale del Pollino, con un’estensione di circa 70 ettari e piante di età superiore ai quattro secoli. Quello alle faggete secolari italiane (e di altri 11 Paesi) è un riconoscimento importante, frutto di un iter avviato dieci anni fa proprio da Italia, Ucraina e Slovenia. Nel 2007 l’Unesco ha deciso di estendere la diffusione del sito a Slovacchia, Germania, Ungheria, fino all’area dei Carpazi e Albania, Austria, Belgio, Romania, Italia e Spagna. Ora spetta a questo importante sito diffuso il coordinamento finalizzato alla gestione delle faggete secolari quali – in particolar modo – quelle delle tre Riserve naturali dello Stato di Sasso Fratino (Forlì-Cesena), di Foresta Umbra (Foggia) e di Foresta di Falascone (Foggia) per ora sotto il controllo del Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità e dei Parchi: è, questa, una superficie di oltre 1.200 ettari di « eccezionale valore universale » con una vegetazione dominante rappresentata da una fustaia di faggio vetusta con esemplari millenari di tasso.